Le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio ci hanno consegnato un quadro estremamente complesso e delicato. E’ stata, forse, la prima volta che gli italiani hanno votato nel corso di una gravissima crisi recessiva. E la recessione travolge imprese e lavoro, radicalizza le posizioni. E’ opportuno svolgere, a questo riguardo, alcune considerazioni. Il primo dato riguarda l’affluenza che è stata la più bassa dal 1946 a oggi: ha votato il 75% contro l’80% del 2008. La seconda considerazione riguarda l’affermazione del Movimento 5 Stelle, con Berlusconi che è arrivato a un soffio dal primato. La terza osservazione si riferisce alle grandi regioni del Nord, tutte in mano alla Lega (Lombardia, Veneto, Piemonte) che può da lì coltivare propositi di esasperazione della divisione Nord-Sud. Un ulteriore elemento è costituito dalla presenza in Parlamento di formazioni politiche come il Movimento 5Stelle e il PDL dichiaratamente antieuropeiste. Ultima riflessione: non c’è governabilità. Questo voto ci consegna un Paese in cui non c’è maggioranza possibile. Se non si capisce che questo è il tempo più difficile della storia italiana non si mette a fuoco il problema.
L’elezione di Laura Boldrini alla Camera e di Pietro Grasso al Senato
Nonostante lo scenario di estrema incertezza del voto, di grande significato e in controtendenza è stata l’elezione di Laura Boldrini alla Presidenza della Camera e di Pietro Grasso a quella del Senato. Significativo il discorso della Boldrini il cui pensiero va a chi ha perduto certezze e speranza, ai giovani prigionieri della precarietà, all’umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore. Importante anche il passaggio di Pietro Grasso sulla necessità di un forte impegno nella lotta alla mafia e sulla ineluttabilità di volare alto se vogliamo superare questa gravissima crisi. L’elezione di Pietro Grasso è stata tanto più importante perchè resa più solida dall’apporto di dodici voti provenienti dai neosenatori del Movimento 5Stelle. Non è la rottura del gruppo grillino ma il segnale di una possibile sua evoluzione.
I dati elettorali
Il Movimento 5 Stelle, con oltre 8.500.000 voti, è apparso il vero dominatore delle elezioni. Grillo ha attratto voti da tutti i partiti: in misura simile da ex elettori PDL e PD, ma anche da chi alle precedenti politiche del 2008 aveva deciso di astenersi. Ancora una parte consistente dei suffragi (16%) proviene dai giovanissimi che si sono recati alle urne per la prima volta. Alla Camera quasi la metà dei giovani al di sotto dei 25 anni ha votato 5 Stelle. Il Movimento 5Stelle si presenta come movimento anti-sistema, anti-partiti, in grado di raccogliere buona parte dello scontento degli elettorali e di fare leva sulla crescente distanza fra cittadini, partiti e istituzioni per il precipitare della crisi etica che da anni travaglia il nostro Paese. Ciò è confermato dalle preoccupanti dichiarazioni di Grillo in una intervista a “Time” del 7 marzo 2013: “Loro parlano di trasparenza dei partiti. Noi parliamo di dissoluzione dei partiti. Siamo qualcosa di diverso. Noi vogliamo il 100% del Parlamento. Quando raggiungeremo il 100% i cittadini saranno lo Stato e il movimento non avrà più bisogno di esistere. Ho incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade”. Movimento 5Stelle: pervaso da una concezione distorta della democrazia che secondo Grillo passa attraverso il web e internet. Importanza della democrazia rappresentativa. Gravissime sono state le dichiarazioni della capogruppo grillina alla Camera cui si sono aggiunte quelle del sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo sulla bontà del fascismo. Sia l’ANPI nazionale che l’Unione delle Comunità ebraica Italiane (UCEI) hanno reagito con fermezza. Renzo Gattegna, presidente dell’Ucei così dice: “Queste dichiarazioni dimostrano una colpevole e inaccettabile mancanza di conoscenza storica della vera natura del fascismo. Molto prima delle leggi del 1938 che trasformarono l’Italia in uno stato apertamente razzista, il fascismo aveva dimostrato di essere fondato su una ideologia intrisa di violenza”. Il PDL ha subito, in confronto al 2008, l’erosione maggiore, perdendo più di 6 milioni di voti. Solo circa metà degli elettori di Berlusconi ha confermato la propria scelta di cinque anni fa: molti si sono rifugiati nel Movimento 5 Stelle ma anche in misura maggiore verso l’astensione che è fortemente cresciuta. La campagna elettorale di Berlusconi è riuscita comunque a recuperare consensi per il suo partito che era stimato attorno al 16% a dicembre ed è giunto a sfiorare il 22%. E’ vero dunque che il PDL è uscito dalle urne meglio di quanto si ipotizzasse qualche mese fa, ma è vero anche che deve far fronte alla forte perdita di consenso fra gli elettori. Anche il tradizionale alleato di Berlusconi, la Lega Nord, ha registrato un crollo di suffragi: dai 3 milioni del 2008 si è passati a meno di metà, 1 milione e 400 mila voti. L’erosione della Lega è ancora più evidente se si considerano le regioni del Nord: in Lombardia il partito di Maroni ha perso quasi 600 mila voti; più di 500 mila nel Veneto e oltre 600 mila in Piemonte. Nonostante ciò Maroni è stato eletto Presidente della Regione Lombardia: il distacco da Formigoni del centrosinistra di 25 punti in percentuale era troppo consistente da poter essere colmato. Un calo significativo è stato subito anche dal PD che nel 2008 poteva contare su oltre 12.500.000 voti. Il partito di Bersani è sceso a 8.600.000 voti, con un decremento di 3 milioni e 900.000 consensi. Il 16% del suo elettorato si è diretto verso Grillo. In Emilia Romagna ha perso quasi 300 mila voti. Altrettanto accade in Toscana. Nel Lazio l’erosione supera i 400 mila voti. L’erosione del consenso del PD ha avvantaggiato anche SEL che aveva ottenuto poco più di 500 mila voti nel 2008, salendo a 1.100.000 nel 2013. Rivoluzione civile ha eroso in larga misura il patrimonio di consensi portati dall’IDV di Di Pietro che nel 2008 poteva contare su quasi 2.200.000 voti, scesi oggi con Ingroia a meno di 800.000. Crollo di consensi anche per l’UDC: dai 2.000.000 di voti delle politiche del 2008 si è giunti a 610.000. Parte dei consensi si sono diretti verso la lista Monti che ha ottenuto quasi tre milioni di suffragi, sottratto oltre che a Casini a PD e PDL. In conclusione, sommando le perdite complessive delle principali forze politiche, si rileva come almeno 16 milioni di elettori abbiano abbandonato i partiti votati 5 anni fa per dirigersi verso altri lidi. Si frantuma l’estrema destra: il partito di Storace, Casapound, Fiamma Tricolore Rifondazione missina e Forza Nuova sono passati da quasi un milione di voti a poco più di 400.000 voti. Il problema vero del nostro Paese è che una destra conservatrice non esiste. (fallimento di Fini). C’è una destra reazionaria ed eversiva rappresentata dal PDL.
La crisi recessiva in un mondo globalizzato
Mentre si cerca una soluzione quanto mai difficile, dopo le elezioni politiche del febbraio scorso, la crisi economico-sociale del Paese che investe l’intera Europa e che si presenta in forme nuove in un mondo globalizzato oltre ad aggravare le condizioni di vita di milioni di cittadini e ad acuire la piaga della disoccupazione, soprattutto giovanile, rischia di provocare ripercussioni pericolose sotto lo stesso profilo democratico, mettendo a repentaglio fondamentali diritti e importanti conquiste realizzate nel corso del Novecento. La globalizzazione e il fenomeno delle delocalizzazioni ci costringono a pensare uscendo dalle logiche provinciali e nazionali. Il mondo è profondamente cambiato e le nostre coordinate culturali non funzionano più. Dobbiamo confrontarci con paesi emergenti come la Cina, la Russia, l’India, il Brasile, in un mondo sempre più multipolare. Abbiamo un papa non europeo dopo quasi 1300 anni. L’ultimo papa non europeo: Gregorio III, siriano, nel 731. La globalizzazione ha comportato per i paesi occidentali un doloroso processo di de-industrializzazione e di compressione dei diritti e delle conquiste del movimento operaio. Sono scomparsi interi settori industriali. Occorre un nuovo modo di porsi di fronte a questi fenomeni. Se un’industria dei paesi occidentali minaccia di delocalizzare perchè vuole passare dai 20 l’euro l’ora che paga in patria al dollaro l’ora che pagherebbe in Pakistan, i cosiddetti lavoratori benestanti, accetteranno peggiori condizioni di lavoro pur di evitare la delocalizzazione. Ma questa non è sicuramente la risposta migliore: occorrerebbe battersi per far crescere salari e diritti dei lavoratori dei paesi emergenti, ragionando in tal modo in termini globali e non più nazionali e provinciali.
La situazione italiana
La situazione è particolarmente grave in Italia dove è mancata una politica industriale e ha largamente dominato l’idea che l’economia potesse passare quasi per intero ai servizi, privilegiando quelli a minor contenuto tecnologico o il made in Italy. in nome dell’idea che dell’industria si potesse fare a meno. Ma mentre la Germania, la Francia e il Regno Unito possiedono venti/trenta grandi imprese industriali, tra le prime cinquecento del mondo, l’Italia ne ha ormai soltanto due o tre, lasciando cadere settori come l’informatica, la chimica, l’elettronica, la produzione ferroviaria, l’auto. La crisi aggrava la già pesante situazione economico sociale dell’Italia, dove un lavoratore su tre è precario o irregolare, dove oltre il 50% dei lavoratori regolari è occupato in luoghi di lavoro con meno di 15 dipendenti, e dove esistono ormai diversi mondi del lavoro, perchè vi sono ben 46 diverse tipologie di rapporto di lavoro. Quasi sette milioni di italiani si trovano in forte difficoltà, la povertà in Italia è più diffusa della media dell’Unione europea, un giovane su quattro non studia e non lavora.
L’ideologia dominante
E’ il neoliberismo l’ideologia dominante che ha pervaso l’Italia e l’Europa in questi anni. Quella che inizialmente era una specifica dottrina economica e politica che insisteva sulla necessità che lo stato dovesse lasciare il capitale assolutamente libero dove meglio ritenesse, è diventata in seguito una sorte di teoria del mondo, pervadendo ogni aspetto della società e dell’esistenza umana. Una teoria della scuola, della comunicazione, della ricerca scientifica, degli insegnamenti che l’università dovrebbe impartire (al fine di formare manager, tecnici per l’industria e il mondo finanziario). In tale ideologia la cultura umanistica è giudicata alla stregua di una perdita di tempo. E’ difficile vedere una via d’uscita se predominano le spinte liberistiche e l’Europa rimane prigioniera di una politica di austerità restrittiva e deflazionistica. Ma un’osservazione e una precisazione vanno fatte a questo proposito. Un tema ricorrente in campagna elettorale è stato quello secondo cui il nostro Paese è governato da Angela Merkel, attraverso il fiscal compact, le regole fiscali che i paesi dell’Europa si sono dati. In realtà i vincoli di bilancio pubblico più stringenti ce li siamo inflitti noi stessi. E’ stato un nostro governo (guidato da Berlusconi) a imporci di azzerare il deficit del 2013 ed è stato il nostro Parlamento, l’anno scorso, ad introdurre uno stringente vincolo di bilancio in pareggio nella Costituzione. Nessuno ce lo aveva chiesto. Le regole fiscali europee non implicano necessariamente un bilancio in pareggio.
Per un’Europa unita anche socialmente
Accanto alla stabilità va affermata quindi una politica europea di occupazione e di sviluppo, soprattutto a vantaggio delle giovani generazioni. Tommaso Padoa Schioppa aveva coniato una formula giusta e appropriata: “la veduta corta”. L’incapacità di andare oltre il calcolo di breve periodo e di guardare il futuro lungo, oltre la crisi. Dalla crisi non si esce allontanandosi dall’Europa. Al contrario, la crisi impone più che mai la necessità, contrastando le spinte populiste ed antieuropeiste, di fare diventare l’Unione europea uno stato, politicamente e socialmente unito, con un Parlamento con candidature europee anziché nazionali. Questa è l’urgenza che abbiamo di fronte. E le elezioni europee del 2014 possono costituire un’importante occasione. Il faro dell’Europa unita va tenuto acceso: non solo per realizzarne l’unità, ma allo scopo di migliorare le condizioni di vita dei suoi cittadini e per combattere efficacemente i giganti che abbiamo di fronte e che sono:il disgregarsi della convivenza civile, la miseria, il crollo stesso della democrazia.
Caduta dell’etica pubblica
Siamo di fronte, nel nostro Paese, ad una caduta senza precedenti dell’etica pubblica, al manifestarsi quasi quotidiano di fenomeni di corruzione, sino alla scoperta di infiltrazioni della criminalità organizzata nell’amministrazione pubblica. Cicerone nel De officiis così sostiene: “coloro che staranno a capo dello stato tengano a mente l’insegnamento di Platone, ossia di proteggere l’utilità comune dei cittadini in modo che, qualsiasi cosa facciano, si riferiscano ad essa, di menticando l’utile personale”. In questo quadro, compito di un’Associazione come la nostra è quello di rilanciare nella società contemporanea la cultura della legalità, il richiamo alla Costituzione repubblicana, ai valori dell’antifascismo, della politica intesa come servizio alla collettività e non come occupazione di posti e strumento per arricchirsi, come ci ha insegnato l’intera vicenda resistenziale.
Compiti dell’ANPI
Compito dell’ANPI è quello di richiamare il valore dell’antifascismo, sviluppando una incisiva iniziativa di carattere ideale e culturale, soprattutto tra le giovani generazioni. Rilanciare nella società contemporanea il senso e il valore della politica da intendersi come servizio alla collettività, in un contesto in cui la questione sociale sta diventando la principale questione nazionale del Paese. Abbiamo anche un altro importante dovere: quello della difesa e dell’attuazione della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza. In una momento politico in cui si sente riproporre da diversi settori la necessità di avviare una fase costituente è indispensabile ribadire ancora una volta che i valori a cui ispirarsi sono solo e sempre quelli costituzionali e che la democrazia rappresentativa costituisce un cardine fondamentale del nostro sistema. Una democrazia fondata sulla partecipazione, sulla divisione dei poteri, sul rispetto della persona umana, delle istituzioni, delle regole, da parte di tutti. Occorre contrapporre, con determinazione, una rigorosa concezione antifascista del nostro sistema normativo, ai sempre più frequenti tentativi di riportarci ad un passato che non può e non deve tornare, in qualsiasi forma, respingendo ogni tendenza populistica, presidenzialista e autoritaria. Dobbiamo difendere l’equilibrio dei tre poteri su cui è fondata la democrazia contro i tentativi volti al suo scardinamneto come vorrebbe il PDL che, con la manifestazione eversiva inscenata davanti a Palazzo di Giustizia l’11 marzo scorso, ha voluto portare il potere legislativo in strada contro il potere giudiziario. Gravissime le dichiarazioni di Berlsuconi sulla magistratura, definita come associazione a delinquere. Siamo di fronte ad una destra reazionaria e populista, rappresentata dal partito di Berlusconi. Nel nostro paese non esiste una destra conservatrice. La Costituzione va difesa, ma anche attuata. La Costituzione pone il lavoro a fondamento, come principio di ciò che segue e ne dipende: dal lavoro le politiche economiche; dalle politiche economiche, l’economia. Oggi assistiamo ad un mondo che, rispetto a questa sequenza è rovesciato: dall’economia dipendono le politiche economiche; da queste i diritti e doveri del lavoro. Bisogna ritornare a mettere il lavoro al centro della politica se vogliamo uscire da questa devastante crisi.
Rifiorire di movimenti neofascisti in Italia
In Italia, favoriti dalla deriva revisionistica, stanno sviluppandosi, negli ultimi anni movimenti neofascisti e neonazisti che, a differenza di importanti paesi europei come la Grecia e l’Ungheria, hanno un peso politico quasi inconsistente. Quello che preoccupa, invece, è il manifestarsi di pericolosi segnali (aperture di sedi neofasciste, monumenti, vie dedicate a personaggi del passato regime) che indicano che la nostalgia per il fascismo non è mai stata completamente sradicata. I conti con la storia gli Italiani non l’hanno mai fatta fino in fondo. Carlo Rosselli in un articolo su “Socialismo Liberale” del 1930 definiva il fascismo come malattia morale degli italiani. Bisogna contrapporsi a questi preoccupanti rigurgiti realizzando una vasta iniziativa di carattere ideale e storico. Da diversi mesi, in modo sempre più chiaro, si stanno evidenziando alcune preoccupanti tendenze nel complesso mondo dell’estrema destra (Forza Nuova, Casa Pound), che sul piano elettorale, in Italia è inconsistente. Da tenere presenti, perché pericolosi, sono i richiami e gli appelli che essa rivolge alla opinione pubblica in questo momento di grave crisi, allo scopo di raccogliere consensi tra gli strati sociali più colpiti. Lo si fa con accuse ai poteri forti, alla banche, al mondo della finanza, seguite da parole d’ordine anticapitalistiche e antisistema che si richiamano al primo fascismo, quello sansepolcrista. Queste forze propongono una linea antagonista e rivendicano la piena sovranità nazionale e l’uscita dall’euro. In questo quadro è stata anche assunta la difesa dello Stato sociale, reinterpretato in senso razzista, volto alla sola tutela degli italiani. Da condannare anche le azioni violente e teppistiche di alcuni centri sociali che, a margine della manifestazione del decennale della uccisione di Dax, hanno devastato Milano. Così come preoccupanti sono alcuni segnali: rapina a Roma che ha visto protagonisti un terrorista nero e un ex-brigatista.
Corso sulla Resistenza europea
Proseguirà il 4 Aprile con Inge Rasmussen su la Resistenza in Danimarca, il 19 Aprile con Simone Bellezza su la Resistenza in Unione Sovietica e si concluderà il 22 Aprile con le considerazioni sulla Resistenza europea. Il corso ha riscosso interesse da parte dei partecipanti ed è stato seguito con attenzione. Si pone però un problema di comunicazione: non riusciamo ad uscire dal cerchio di iscritti e simpatizzanti.
Iniziative per il 70° anniversario degli scioperi del marzo del 1943
Al lavoro, valore fondante della Repubblica, deve essere restituito il suo ruolo e la sua dignità, eliminando il contrasto stridente tra i principi costituzionali e la durissima realtà del nostro Paese. Per questi principi si sono battuti i lavoratori delle grandi fabbriche del Nord, nel corso degli scioperi del marzo 1943 di cui quest’anno ricorre il settantesimo anniversario. Questo forte sussulto collettivo di dignità sino al sacrificio, per l’affermazione della libertà e dei diritti fondamentali della persona umana è il messaggio più profondo trasmesso a tutti noi da quelle lotte che hanno rappresentato un salto di qualità nell’opposizione al regime fascista per il quale ebbe inizio, a cominciare dal marzo 1943, una crisi inarrestabile e irreversibile.
Commemorazione del 40° anniversario dell’uccisione di Antonio Marino, guardia di Pubblica sicurezza
Avrà luogo, alla presenza del Questore di Milano e di un rappresentante dl Comune alle ore 11,00 in via Bellotti, luogo in cui è caduto l’agente Marino, colpito da una bomba a mano scagliata nel corso di una manifestazione neofascista non autorizzata dalla Questura di Milano.
25 APRILE 2013
Anche quest’anno la manifestazione nazionale per la ricorrenza del 68° Anniversario della Liberazione si svolgerà a Milano, in una situazione politica particolarmente delicata. Tema della manifestazione: superare la crisi attuando i principi della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza: lavoro, diritti, democrazia. Per queste ragioni riteniamo opportuno evitare interventi istituzionali o di rappresentanti di forze politiche. Proponiamo che l’intervento conclusivo sia del Presidente Nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia. Nei prossimi giorni il Comitato Permanente Antifascista si riunirà per meglio definire il programma.
Loggia dei Mercanti
A Milano, città Medaglia d’ Oro manca un monumento alla Resistenza. Come ANPI Provinciale abbiamo deciso di presentare un importante progetto di riqualificazione a firma dell’architetto Cini Boeri, per fare della Loggia dei Mercanti, sotto la quale sorgono le lapidi dedicate ai Caduti della Libertà (deportati milanesi per motivi politici e a seguito della legislazione antisemita) il cui stato di degrado continua a peggiorare, un luogo vivo della memoria della nostra città. Dobbiamo però renderci conto che non sarà una battaglia facile. E’ nostro compito, infatti, contrastare il progetto di quelli che si chiamano poteri forti, Camera di Commercio in testa, che vorrebbero porre le mani su Palazzo della Ragione, Loggia dei Mercanti e vie limitrofe, per realizzare trasformazioni e interventi ad esclusivi fini commerciali. Sarà quindi la nostra una battaglia lunga e impegnativa e dobbiamo avere molto chiaro che la nostra battaglia per la riqualificazione della Loggia va a cozzare contro interessi commerciali e urbanistici consistenti. Non è un caso che il progetto dell’architetto Cini Boeri che abbiamo presentato il 19 gennaio 2013 alla Camera del Lavoro non abbia trovato il consenso del Sovrintendente ai Beni culturali Artioli. Nella sua lettera ufficiale Artioli ha sostenuto che la Loggia deve essere luogo di mercato e non della Resistenza. La risposta più significativa a questa presa di posizione è venuta dal sindaco Pisapia che invece ha apprezzato il progetto Cini Boeri, non nascondendo le difficoltà a rendere la Loggia un luogo vivo della memoria di Milano. Si tratterà, quindi, in prospettiva, di proporre un incontro con Artioli, Pisapia, ANPI e Cini Boeri sul progetto. Ma nella vicenda emerge un dato positivo: l’assenso di Artioli su: restauro lapidi e loro illuminazione. Nostro obiettivo: realizzare questi due interventi entro il 25 aprile. Nel fitto scambio di lettere, per non gravare sulle finanze del Comune che si è sempre dichiarato a corto di soldi, abbiamo deciso di farci carico delle spese per la realizzazione del progetto. Per il restauro lapidi, uno dei migliori bronzisti di Milano ci ha fatto un preventivo di spesa inferiore di quasi dieci volte a quanto avrebbe speso il Comune con una gara di appalto. Ma nonostante ciò, e il risparmio consistente che consentiremmo alla collettività, siamo di fronte a notevoli difficoltà di carattere burocratico prospettateci dalla macchina comunale. Noi diciamo: non vogliamo una gara d’appalto per il restauro troppo gravosa per la collettività e che si protrarrebbe nel tempo. Vogliamo un lavoro fatto bene, da realizzare entro il 25 aprile, poco oneroso e partire da questo intervento per realizzare altri importanti aspetti del progetto Cini Boeri per la riqualificazione della Loggia. Sarà necessario, per combattere il degrado, oltre a richiedere interventi all’Assessorato alla Sicurezza del Comune di Milano, promuovere iniziative di carattere storico culturale all’interno della Loggia.
Manifestazione internazionale a Mauthausen il 12 maggio 2013
Per la prima volta dopo diversi anni Milano parteciperà in forma ufficiale con il gonfalone della città alla manifestazione che si svolgerà a Mauthausen il 12 maggio 2013. Manifestazione di respiro europeo. Nel giuramento di Mauthausen svoltosi dopo la liberazione del lager traspare questo forte respiro europeo e internazionalista che va ripreso e riattualizzato. Questo il senso profondo della nostra presenza e partecipazione alla manifestazione internazionale che si svolgerà a maggio.
Elezione Commissione Garanti
Come prevede l’articolo 9 del regolamento nazionale proponiamo l’elezione della Commissione di garanzia che avrà eminentemente compiti di carattere istruttorio. La decisione su eventuali provvedimenti disciplinari spetta infatti al Comitato nazionale, come prevede l’articolo 9 dello Statuto. Per tutte le questioni non disciplinari la commissione riferisce al Comitato Provinciale che decide a maggioranza. Proposta: Silvana Schiavi, Primo Minelli, Libero Traversa. Infine, gli iscritti al 31.12.2012 erano 9.638. Attualmente sono 9.000. Siamo quindi vicini a conseguire il numero di iscritti dello scorso anno che ha fatto dell’ANPI di Milano e Provincia la più numerosa a livello nazionale.