Tarantino Massimo (Dario)


Venaria Reale (TO), 12 aprile 1917 – Milano, 27 gennaio 1945

Nato a Venaria Reale (TO) il 12 aprile 1917, fucilato a Milano il 27 (sulla lapide 28) gennaio 1945. “Sottotenente dell’aeronautica dopo l’8 settembre smette la divisa e inizia l’attività partigiana con Giustizia e Libertà. La sua fidanzata Alyna che aveva conosciuto a Torino sfollò con i genitori nel paese dove era nata, fra la Val d’Ossola e la riva piemontese del Verbano, zona in cui la resistenza era molto attiva. All’epoca il locale comando delle SS era acquartierato in un hotel di Meina e le prime vittime ebree dell’occupazione nazista, furono proprio alcune famiglie di Meina.

Alyna faceva “la staffetta” portando messaggi da un gruppo all’altro, rischiando la pelle ogni volta, coadiuvata anche dal parroco del suo paese. Il suo nome di copertura era Fiammetta. Quello di Dario era Massimo. Lui si spostava soprattutto tra Torino e Milano. Aveva un ruolo specifico nel favorire l’espatrio verso la Svizzera di prigionieri alleati, fuggiti dai campi di concentramento. Quando poteva, passava dal Lago per incontrare Alyna. Così fu anche a metà gennaio del 1945. Alyna-Fiammetta lo accompagnò ad Ornavasso, dove Dario prese un treno per Milano e fu quella l’ultima volta che lo vide. Dario fu catturato, torturato e ucciso a Milano dai fascisti il 27 gennaio 1945. Solo il maglione che ancora indossava era lo stesso che lei gli aveva fatto per un suo compleanno. Nel Rapporto finale sull’attività svolta dal CNL Alta Italia in favore di prigionieri alleati”, a cura di Giuseppe Bacciagaluppi, Dario viene citato a più riprese. Vi si afferma che entrò nel Servizio nel giugno 1944 come assistente Capo Servizio e succedette a Sergio Kasman a capo del Servizio dal 10 dicembre 1944 al 24 gennaio 1945, data del suo arresto.

“…collegando fra loro queste citazioni, ho avuto conferma del ruolo di alta responsabilità che il CNL aveva affidato al “comandante Massimo”. Ne deduco un’ipotesi sui motivi per cui a Dario venne inflitto un calvario di torture e mutilazioni prima d’essere ucciso. Cattura come la sua erano generalmente finivano con un plotone d’esecuzione o con una raffica di mitra. Leggo però, nel rapporto citato, che gli alleati, tramite un loro agente, alla fine del 1944 avevano fatto recapitare alla Resistenza italiana, per le spese connesse alle fughe in Svizzera dei prigionieri, un finanziamento, in valuta aurea. E riporto: “Tale somma andò quasi interamente perduta con l’arresto e la fucilazione del capo del Servizio in quel periodo, Tarantino Dario.” Nel contempo, si riferisce in un altro parte del testo, andò perduta un’importante documentazione sulle attività svolte dal Servizio citato. Quindi è probabile che Dario fosse stato trovato in possesso di documenti e valuta preziosa. La ferocia di cui fu vittima, oltre che per motivazioni politiche e militari, fu scatenata proprio da quell’oro. Ma per ora è solo un mio sospetto.” Vittorio Zedda brano tratto da  https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=128076

Lapide : via Pasta (Parco Nord)

SCHEDA BIOGRAFICA