Torino, 24 marzo 1869 – Parigi, 11 giugno 1933.
Nato a Torino il 24 marzo 1869, morto in esilio l’11 giugno 1933. Nato da una famiglia ebraica, figlio di Graziadio Treves, i cui avi paterni erano emigrati in Italia dalla città tedesca di Treviri, e di Susanna Valabrega. Studente all’Università degli Studi di Torino, si avvicinò dapprima al Partito Radicale Italiano per poi iscriversi al Partito dei Lavoratori Italiani nel 1892, anno in cui conseguì la laurea in Giurisprudenza. Membro della direzione piemontese del partito, che nel congresso di Reggio Emilia del 1893 era diventato Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, nel 1894 venne condannato a due mesi di confino. Per alcuni anni viaggiò, come corrispondente del quotidiano socialista Avanti!, fra diverse città europee: tra il 1894 e il 1896 fu a Berlino, nel 1897 visitò la Svizzera, i Paesi Bassi, il Belgio, e infine, nel 1898, Parigi. Rientrato in Italia, collaborò al periodico milanese Critica Sociale di Filippo Turati e a molte riviste di area socialista, per poi dirigere il quotidiano radicale Il Tempo di Milano dal 1902 al 1910, anno in cui diventò direttore dell’Avanti!, posizione che manterrà fino al 1912. Deputato in Parlamento dal 1906 al 1926. Nel 1915 dopo una lunga serie di articoli contenenti reciproche accuse d’incompetenza, giunti all’insulto personale, Treves sfidò a duello Benito Mussolini, nonostante la proibizione nel paese e nello Statuto del Partito di appartenenza. La sfida venne accolta e il duello si svolse alla Bicocca di Niguarda, nel pomeriggio del 29 marzo 1915. Fu un combattimento alla sciabola violentissimo, durato 25 minuti suddivisi in otto assalti consecutivi, nei quali i duellanti infersero, l’un l’altro, varie ferite e contusioni. Al termine dell’ottavo assalto, su consiglio dei medici, i padrini decisero di porre termine allo scontro, comunque constatando l’univoco rifiuto dei duellanti alla riconciliazione. Pur restando ferito all’avambraccio, alla fronte e all’ascella, Treves riuscì a colpire all’orecchio il futuro Duce, che era uscito indenne da sei precedenti duelli. Neutralista nei confronti della guerra fino alla disfatta di Caporetto (24 ottobre 1917). Alla fine del 1926, ormai soppressa la stampa antifascista, scelse l’esilio continuando la sua lotta per la libertà a Parigi dove morì l’11 giugno 1933. Nel 1948 le sue ceneri furono traslate a Milano.
Lapide : via Giuseppe Brentano (angolo via San Giovanni sul Muro)