Pellicella Rodolfo


Milano, 16 novembre 1904 Fondotoce (VB), 20 giugno 1944

Nato il 16 novembre 1904, fucilato a Fondotoce il 20 giugno 1944. Su di lui abbiamo una biografia scritta da un suo amico e compagno Carlo Gibaldi, che divise con lui quasi tutte le stagioni del suo impegno. “…Già all’età di 13 anni Pellicella rifiutò di iscriversi all’Opera Nazionale Balilla e faceva opera di convincimento presso i suoi compagni …. fino all’espulsione dalla scuola. A 14 anni trovò in solaio il libro “La madre” che lo convinse di appartenere alla classe degli sfruttati. Si prodigò sin da allora nel far comprendere ai coetanei che bisognava lottare contro chi ci trattava da schiavi, ben pochi lo comprendevano, la massa quasi quasi lo derideva. Nel 1930 a sedici anni prese contatto con un esponente del Partito Comunista e da allora cominciò un’azione più concreta, decisa entusiastica. Subito formò una cellula (allora di 5 elementi). La cellula diede il suo contributo ed in varie occasioni i componenti dovettero fuggire perché inseguiti a seguito di azioni varie, lanci di manifestini, affissioni ecc. Si andò avanti fino al mese di settembre dell’anno 1933 dopo di che vari compagni avrebbero dovuto partire per la Francia onde frequentare un corso speciale di scuola di partito. Purtroppo, 5 giorni prima della partenza tutti i componenti della cellula furono arrestati. San Fedele, San Vittore, sevizie, patimenti, una vera scala ascensionale di dolorose esperienze ma né Pellicella né gli altri parlarono. Purtroppo, ciò non valse a nulla perché i giudici fascisti li inviarono al confino a Capitano (Sardegna) con una pena di 5 anni. Al rientro dal confino Pellicella prese di nuovo contatto con il partito. La cellula funzionò nuovamente ed il lavoro riprese più forte di prima. Nell’anno 1938 venne chiamato alle armi ed assegnato ad una compagnia di disciplina. Terminata la ferma Pellicella riprende l’attività politica. Nuovamente arrestato nuovamente seviziato e nuovamente inviato al confino. A seguito di amnistia in occasione dell’entrata in guerra dell’Italia viene scarcerato e ritorna nuovamente al suo lavoro e al suo ideale. Fu sorpreso di ricevere la cartolina precetto di richiamo alle armi che rispedì al mittente scrivendoci sopra: “FINO A IERI NON ERO RICONOSCIUTO ITALIANO PERCHE’ NON CONDIVIDEVO LE VOSTRE IDEE, RAGIONE PER CUI OGGI SENTO DI NON POTER APPARTENERE AD UN ESERCITO FASCISTA”. Per questo suo gesto i carabinieri reali lo arrestarono e lo inviarono di forza al fronte. Naturalmente come buon compagno il Pellicella combatté una guerra a modo proprio. Infatti al termine delle operazioni sul fronte greco, fu espulso dalle file dell’esercito per indegnità e condotto di nuovo al confino a Ventotene. Ritornò nuovamente dopo il crollo del fascismo. Sembrava che il destino lo guidasse, tutte le volte che rientrava dai luoghi di pena fascista vi erano dei movimenti importanti a cui la sua presenza portava un valido contributo. Partecipò alla lotta con la parola d’ordine “Guerra alla guerra” con colpi di mano sempre ben riusciti fino all’aprile del 1944. In seguito all’arresto di un compagno di cellula, ed alla di lui provvisoria scarcerazione, in accordo con tutti i compagni della cellula partì per la montagna zona Ossola. Anche lì il Pellicella ebbe modo di farsi luce con assalti a caserme e a posti di blocco, guerriglia, ecc. …. Fino al giugno 1944 e all’imponente rastrellamento in seguito al quale in un tremendo quanto furioso combattimento contro forze soverchianti il compagno Pellicella veniva circondato e fatto prigioniero. Dopo sevizie atroci troncava la sua giovane esistenza, tutta dedicata al partito Comunista, alla causa della libertà, alla lotta antifascista, fucilato fra i 43 di Fondo Toce, il 20 giugno 1944.” Il responsabile di cellula  Gibaldi.

Lapide : via Orti, 16 (androne)

SCHEDA BIOGRAFICA