Bologna, 29 gennaio 1887 – Albate (CO, 5 settembre 1944
Adolfo Vacchi nacque a Bologna il 29/1/1887. Si laureò in matematica presso l’Università di Bologna e gli venne assegnata la cattedra di matematica e fisica presso l’università di Venezia. Militante socialista e dirigente sindacale, era stato più volte aggredito dagli squadristi fino a quando, nel 1923, fu costretto ad abbandonare il capoluogo veneto e si trasferì a Milano. Essendo stato bandito dall’insegnamento nelle scuole pubbliche, sopravvisse impartendo lezioni private.
Dopo essere sfollato con la famiglia a Veniano, nei pressi di Como, nel 1944 prese contatto con la Resistenza e, con il nome di battaglia di “Hope”, entrò a far parte del Comando Generale del C.V.L.. Il Comando gli affidò l’incarico di organizzare una stazione radio clandestina finalizzata a supportare l’attività dell’O.R.I. (Organizzazione per la Resistenza Italiana) che era una vera e propria rete di “intelligence” che teneva i contatti tra le varie formazioni partigiane ed i rappresentanti dei servizi segreti alleati distaccati a Lugano, in Svizzera. A seguito di una delazione fu arrestato nella sua casa di Veniano il 18 agosto ’44. Condotto nel carcere di Como, dopo numerosi interrogatori e vane indagini compiute per cercare di raccogliere informazioni sulla attività di Adolfo per l’O.R. I, i fascisti decisero comunque di eliminarlo.
“Il 5 settembre fu condotto al cimitero di Albate dove venne fucilato il partigiano Rocco Jeraci; Vacchi, così dissero i suoi persecutori, doveva essere portato a Veniano per un sopralluogo nella sua casa, ma sulla strada per Albate venne proditoriamente colpito con uno o più colpi di pistola, con la scusa che stava fuggendo, e poi lasciato lì a morire dopo una lunga agonia”.
Del professor Vacchi restano molti scritti e testimonianze, una delle più toccanti è la lettera da lui scritta alla figlia Urania all’indomani del 25 luglio 1943.
“Mia cara figlia, oggi è giorno di libertà, di redenzione, di ebbrezza: qui a Milano sembriamo tutti ubriachi ed i più assennati sembrano pazzi…Gli altri non ci sono più, tutti sfasciati, non più francobolli, non più ritrattoni gorilleschi e grotteschi. Esultate, esultate!! Oggi il popolo esplode dopo 249 mesi di oppressione e di compressione: per me è il giorno più bello della vita, così lungamente, tormentosamente ma fiduciosamente atteso! Esultate! Vorrei scrivere la lettera più bella che io abbia mai scritto, bella come la libertà sognata e di cui spunta l’alba, (scriverò con più calma) ma sono stanco, sfinito, tu mi conosci e mi capisci! “Viva la libertà!” Non posso dire altro, non posso scrivere né descrivere le 16 ore di tripudio personale e collettivo. Il fascismo è stato travolto, finito in un attimo, per sempre!
W la libertà.
Tuo padre Adolfo
ore 15 del 26-7-1943 anno I dell’Era Nuova
capire sapere agire “.
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