(fonte: archivio storico del Corriere della Sera – Articolo del 1993) Una sera d’estate. Maledetta. Il terrore. I morti e i feriti. Il fumo acre e i rottami. I vetri e gli infissi delle case in frantumi. Il viavai di ambulanze, gli allarmi impazziti, le sirene che gelano il sangue e i lampeggianti di polizia e carabinieri.
Sono passate da poco le 23 del 27 luglio 1993 e in via Palestro alcune persone notano che da una Fiat Uno di color grigio parcheggiata davanti al Museo di arte contemporanea esce un filo di fumo biancastro. Fermano una pattuglia di vigili urbani. I vigili si avvicinano all’ auto per un controllo.
Chiedono immediatamente l’ intervento dei pompieri che nel giro di pochi minuti arrivano sul posto. I vigili spalancano le portiere dell’ auto e il fumo si dilegua rapidamente.
Aprono il portello posteriore e vedono un involucro di grosse dimensioni chiuso con del nastro adesivo e con due fili che scompaiono nell’ abitacolo. È un ordigno esplosivo. Non c’ è neppure il tempo di capire, di scappare, di mettersi in salvo. La morte è in agguato. La trappola mortale è già scattata.
È una strage. Il boato si sente nel raggio di cinque chilometri. L’ esplosione è terribile, devastante. Danneggia un distributore di benzina, frantuma i vetri delle case nel raggio di 300 metri, scoperchia i tombini, raggiunge anche la condotta del gas sotto la strada e le fiamme si alzano alte e sinistre.
Attorno alle 4,30 esploderà anche una sacca di gas. La bomba uccide Alessandro Ferrari, 30 anni, vigile urbano, e tre vigili del fuoco: Stefano Picerno, capo della squadra, Sergio Pasotto e Carlo La Catena. Tra i vigili del fuoco e i passanti si conteranno una dozzina di feriti. L’ esplosione sorprende anche Driss Moussafir, un marocchino che dorme su di una panchina di Villa Reale.
Verrà portato agonizzante al Policlinico, ma morirà durante il trasporto. L’ odore di gas è insopportabile. La confusione si mischia alla paura, alla incredulità, al dolore. Una notte maledetta per Milano in una stagione già segnata dalle violenze e dal sangue. Le indagini stabiliranno che l’ esplosivo dell’ autobomba era dello stesso tipo di quello usato per le stragi in via Fauro a Roma e in via dei Georgofili a Firenze. Stagione di morti innocenti. Di odiosi ricatti e di mafia. Ma autori e mandanti della strage non sfuggiranno alla giustizia.
Tettamanti Franco